Arcadia cooperativa sociale

Anche questa storia di impresa “nasce in un sottoscala, come tante altre, quando Gerolamo Sellito, operaio metalmeccanico e delegato sindacale, Cristina Ronzoni, agronoma, decidono nel 1989 che si deve fare qualcosa di concreto per il reinserimento dei giovani tossicodipendenti, e questa cosa concreta è un lavoro, ma anche una impresa attenta alle relazioni e in grado di proporre un progetto collettivo…
Arcadia faceva e fa principalmente manutenzione del verde per i Comune del circondario e, da un po’ di anni, anche per i privati. Oggi in questo ramo di impresa sono in 30, ci sono tecnici manutentori e ci sono persone che il mestiere l’hanno imparato lavorando qui (oggi i disagi da cui provengono sono anche altri, tra cui i problemi di salute mentale).
Parliamo con i responsabili, fieri della realtà cui hanno dato vita e dell’impegno quotidiano che è fatto di dimensioni diverse tra loro: la ricerca di commesse, oggi sempre più difficile in un mercato che è diventato ipercompetitivo e soggetto al vero e proprio dumping dei concorrenti più aggressivi;  la gestione quotidiana del lavoro, che necessita di competenze di tipo tecnico e organizzativo; e la mole di cose da fare per programmare, realizzare e sostenere i percorsi di inserimento lavorativo delle persone che arrivano in cooperativa su segnalazione dei servizi sociali.
Quello dell’inclusione lavorativa è per la cooperativa un vero e proprio “secondo ciclo produttivo”: si programma con il servizio inviante, che non sempre conosce bene la persona che segnala;  si realizza l’esperienza di tirocinio inserendola in una squadra di lavoro e affiancandole educatori e tecnici; si monitorano i suoi apprendimenti e le sue potenzialità; nei casi positivi si offre alla persona un contratto di lavoro, inizialmente a tempo determinato.
Siamo datori di lavoro, e siamo fratelli maggiori” dice Gerolamo, “non è facile tenere assieme queste due cose”. Nei casi di successo, lo sforzo è ripagato con il grande senso di appartenenza che i lavoratori inseriti sviluppano verso la cooperativa. E’ il caso di Luca (il nome è di fantasia) che ha pagato i suoi errori con il carcere e che, quando è uscito, ha trovato qui l’ambiente in cui si sentirsi a casa propria, esprimendo un impegno che va oltre il suo mansionario e prendendo parte in modo addirittura “doloroso” alle dinamiche di un organismo complicato come quest’impresa particolare, dove si insegna, si sostiene e si aiuta, e intanto si devono fare quadrare i conti. “Guadagnavo di più da metalmeccanico” ci dice Gerolamo oggi alle soglie della pensione, “ma lo rifarei”.
E, per non perdere il vizio delle sfide, ecco Arcadia lanciata recentemente in una nuova avventura, dal destino imprenditoriale ancora incerto: l’apertura del ristorante-birreria “La Tela” in una struttura confiscata dallo Stato alla criminalità, gestito da uno staff  di professionisti e di giovani stagisti, e promossa assieme a Slow Food e alla Associazione Libera. E’ un’iniziativa che testimonia la voglia e la necessità di una legalità possibile, un punto di aggregazione per giovani e adulti, un luogo che fa cultura anche attraverso la coerenza delle sue scelte d’impresa: i fornitori sono a chilometro zero oppure equo-solidali, e vi è la stessa attenzione alle relazioni che in Arcadia-madre. Da visitare e da provare! http://www.osterialatela.it

 

 

 

Indirizzo: 
via Legnano 56
20027 Rescaldina MI
Italia